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domenica 16 gennaio 2011

L'altra faccia del metano / The other side of methane

Il metano è responsabile di circa il 20% dell'effetto serra, e parte di questo deriva dal permafrost (viene considerato permafrost il terreno che resta congelato per almeno 2 anni) che si sta sciogliendo. Il permafrost si trova principalmente in Siberia, Alaska, Canada e Polo Nord; ricopre una superficie pari a 1/5 delle terre emerse, il disegno allegato vi dà un'idea della sua estensione (dove il colore è blu scuro, il permafrost è stabile dove è più chiaro si sta sciogliendo). Il permafrost contiene sostanza organiche, quando si scongela le mette a disposizione dei microrganismi che le decompongono formando metano (CH4). La decomposizione di materiale organico in genere avviene a contatto con l'ossigeno (decomposizione aerobica) formando CO2, ma non nel caso del permafrost, visto che si estende da decine fino a diverse centinaia di metri sottoterra non viene quindi a contatto con l'ossigeno e dunque si ha una decomposizione (anaerobica) che porta alla formazione di CH4. Quando si scioglie il permafrost crea delle depressioni sulla superficie creando piccoli laghi che diventano sempre più grandi man mano che lo scongelamento continua. Nel lago si possono vedere delle bolle di metano che fuoriescono e vanno nell'atmosfera incrementando l'effetto serra. Si sente parlare spesso di anidride carbonica ed è pur vero che essa è presente in quantità maggiori rispetto al metano tuttavia quest'ultimo ha una capacità di riscaldare il globo 25 volte maggiore rispetto alla CO2. Ci sono diversi scienziati che stanno calcolando quanto metano venga immesso in atmosfera ogni anno dai permafrost, e si stima dai 14 ai 35 milioni di tonnellate. Questo problema è particolarmente difficile da risolvere, si pensava di sfruttare il gas da usare come combustibile, tuttavia raccogliere metano da milioni di laghi sparsi nell'Artico non si è dimostrato particolarmente conveniente. Se volete potete vedere questo breve video che mostra il metano proveniente dal permafrost. http://www.youtube.com/watch?v=oa3M4ou3kvw&feature=related

giovedì 13 gennaio 2011

Acidità negli Oceani / Acidity in the Oceans


Le molecole di anidride carbonica presenti nell'atmosfera non se ne stanno semplicemente lì , ma interagiscono con l'acqua in superficie degli oceani. Prima di inoltrarci in quest'argomento però vediamo come sono fatti gli oceani.
Le zone che suddividono gli oceani sono quattro: zona eufotica (fino a -200m), disfotica (da -200m fino a -1000m) , afotica (da -1000m fino a -4000m) e gli abissi (sotto ai -4000m). Ognuna di queste zone ha differente salinità e temperatura le quali hanno permesso uno sviluppo della vita unico e man mano che si scende si trovano diverse forme di vita connesse tra loro , ad esempio con l'ossigeno e l'energia luminosa del sole il fitoplancton è in grado di produrre zuccheri, come le piante; il fitoplancton nutre lo zooplancton che viene mangiato da piccoli pesci i quali vengono mangiati da pesci più grandi ecc... insomma la catena alimentare, e se saltasse un anello? Più passano gli anni più è facile che accada. Vi starete chiedendo cosa c'entri la CO2 con tutto questo, bene adesso vengo al sodo.
Le molecole di CO2 in atmosfera vengono assorbite dal mare, reagendo con l'acqua l'anidride carbonica forma acido carbonico( CO2+H2O = H2CO3 ) , un acido debole che si dissocia prima in ioni di bicarbonato (H2CO3 = HCO3- + H+) e poi il bicarbonato in ioni di carbonato (HCO3- = CO3-- + H+). Ogni dissociazione libera ioni idrogeno H+ che abbassano il pH (il pH è il logaritmo decimale negativo della concentrazione degli ioni H+, più semplicemente è una scala che và da 0 a 14, più il pH è alto più si và verso la basicità più è basso più si và verso l'acidità, a 7 è neutro) ovvero aumentano l'acidità. Alcune specie si adattano producendo nelle cellule e poi riversando nei capillari molecole che si legano agli ioni di idrogeno. Alcuni esperimenti condotti su specie marine hanno mostrato che alcuni esemplari risentono fortemente dell'acidità, infatti gli embrioni che si dovevano sviluppare in acqua con acidità più elevata del normale (con pH 7,7 invece che intorno ad 8,1) o non si sono sviluppati o sono nati malformati; una variazione di questo tipo e gli anelli della catena alimentare cadranno come tessere di un domino.
Tutto questo per dire che l'ecosistema marino è delicato e il rischio per queste specie è elevato, e che noi umani non siamo gli unici che rischiamo di avere problemi in futuro.

Una Terra Ferita / A Wounded Earth

Ormai tutti conoscono l'effetto della CO2 nell'atmosfera, ma sono meno noti i suoi effetti negli oceani o anche dell'effetto che hanno il metano e l'ossido di diazoto sul pianeta. Ho deciso di trattare questi argomenti in tre articoli, per renderli un pò più scorrevoli.

lunedì 3 gennaio 2011

Prima città ad impatto zero

La città Madinat Masdar (é arabo e tradotto letteralmente vuol dire "La città sorgente") la cui costruzione è già iniziata nel 2008 e sarà ultimata nel 2020 con il costo complessivo di 22 miliardi di dollari, occuperà un'area di 6 km quadrati e giacerà a 17 km da Abu Dhabi ospitando almeno 50.000 abitanti. I pannelli solari disposti sui tetti degli edifici e in un impianto fuori città (oltre che da un particolare e complesso impianto dentro la città) forniranno circa l'80% del fabbisogno energetico, il resto verrà fornito da impianti geotermici ed eolici. La spazzatura verrà riciclata o convertita in combustibile per il 98%. Per quanto riguarda i trasporti le auto saranno bandite, ci si potrà spostare o con le biciclette o su appositi taxi elettrici in grado di raggiungere i 25 km/h muovendosi su magneti disposti sull'asfalto, il veicolo è guidato da un computer che sceglierà il percorso più breve lasciando il passeggero a non più di 150 metri dalla destinazione designata(ci sono ben 107 fermate). L'intricato sistema di trasporto passerà su un piano ribassato per non intralciare i pedoni che circoleranno liberamente al livello superiore. Inoltre vi sarà ultimato anche un importante polo universitario, il" Masdar Institute of Science and Technology", in collaborazione con il prestigioso "Massachusetts Institute of Technology".
Per maggiori informazioni consiglio di cliccare al link seguente: